Report incontro in streaming del 23 aprile 2013 Sala “Tatarella”, 5° piano
del Palazzo dei Gruppi, Roma Tema: Cementifici o inceneritori?
Analisi del DM 22 del 14 febbraio 2013 (entrato in vigore il 15 aprile 2013)
“Regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto di
determinate tipologie di combustibili solidi secondari (CSS), ai sensi
dell’articolo 184-ter, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152,
e successive modificazioni”, che di fatto istituzionalizza l’incenerimento dei
combustibili solidi secondari (CSS) nei forni dei cementifici introducendo
l’espediente della “dichiarazione di conformità“ (art. 4 del citato DM) che
permetterebbe ai combustibili solidi secondari (CSS) di “cessare di essere
considerati rifiuti”. Appena due giorni prima il 12 Febbraio 2013, la VIII
Commissione Permanente parlamentare (Ambiente, territorio e lavori pubblici)
aveva dato parere contrario allo “Schema di Decreto del Presidente della
Repubblica concernente il Regolamento recante disciplina dell’utilizzo di
combustibili solidi secondari (CSS), in parziale sostituzione di combustibili
fossili tradizionali, in cementifici soggetti al regime dell’autorizzazione
integrata ambientale, ai sensi dell’articolo 214, comma 11, del Decreto
Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni”; il citato schema
DPR prevedeva “l’utilizzo dei CSS in parziale sostituzione di combustibili
fossili tradizionali, negli impianti di produzione di cemento a ciclo completo
(art. 1). Il comunicato del Ministero dell’Ambiente del 4 aprile è tranquillizzante
e spiega come tale pratica produrrà la riduzione dell’inquinamento e
l’ottimizzazione del ciclo dei rifiuti per la parte che ancora residua. Come
Movimento 5 Stelle ci siamo impegnati da tempo nella lotta all’incenerimento (i
fatti di Parma ne sono testimonianza) e il nostro gruppo parlamentare
dall’inizio della legislatura ha prestato attenzione ai provvedimenti in
divenire nel merito e stiamo studiando proposte di legge per regolamentare la
materia, mirando a realizzare la strategia “rifiuti zero” e ad abolire
l’incenerimento di rifiuti. L’incontro, trasmesso in streaming su “La Cosa”, ha
mantenuto un’audience superiore ai 4.000 utenti, a testimonianza della crescita
dell’utilizzo della rete e dell’interesse per questi temi urgenti e legati alla
nostra qualità di vita, all’ambiente, alla salute e all’economia. All’incontro
erano presenti il dott. Lepre e l’Avv. Farì, del Ministero dell’Ambiente: come
M5S miriamo a una collaborazione costruttiva con le Istituzioni. L’incontro è
stato introdotto dal cittadino Alberto Zolezzi, membro di Medici per l’Ambiente
(Isde), che ha trattato in generale dei temi legati agli effetti
dell’inquinamento sulla salute e in particolare dei noti effetti delle polveri
sottili (correlate da importanti studi europei a circa il 5% dei decessi
europei a causa dei limiti troppo permissivi. Il cittadino Ing. Mirko Busto
(referente del gruppo preposto alla VIII Commissione Ambiente, Territorio,
Lavori Pubblici), ha riferito in merito al DM 22, e ai dettagli tecnici (legati
anche alla produzione di cemento). È intervenuto in Hang Out il Dott. Agostino
Di Ciaula, membro di Isde, che ha tracciato un’analisi dettagliata delle
criticità della combustione dei rifiuti ed in particolare nei cementifici. Si è
tenuto un dibattito in sala ed è stato possibile rispondere ad alcune domande
rivolte dagli ascoltatori tramite chat. È emerso il dubbio che nonostante
l’eventuale rispetto delle concentrazioni di inquinanti nei fumi in uscita, il
volume totale di fumi emesso da un cementifico tradizionale (oltre 600.000 Nm3
orari) causi un incremento degli inquinanti totali emessi. Vista la premessa
che oltre 57 città su 92 monitorate da Legambiente nel 2012 hanno superato i 35
giorni di sforamento del PM10 accettabili, questi dati sono decisamente importanti
e riteniamo sia necessaria un’analisi dettagliata della situazione. Inoltre le
emissioni dai cementifici riguardano in particolare il PM1, più pericoloso
rispetto a PM10 e PM2.5. Un altro punto di allarme è legato alle diossine e
agli altri interferenti endocrini, difficili da monitorare (con tempistiche
risibili, ogni 4 mesi circa) che rischierebbero di incrementare a dismisura,
con potenziali addittivi danni per la nostra e le future generazioni vista la
mole di dati a supporto del loro ruolo epigenetico. Recenti pubblicazioni
rivelano emissioni di sostanze bandite da oltre 30 anni dalla combustione di
CSS nei cementifici, con il rischio dell’amplificarsi dei danni da sostanze
dioxin- like, danni già rilevati nei lavoratori e che rischiano di colpire la
polazione residente in prossimità degli impianti, costruiti anche nei centri
abitati vista la destinazione originaria comunque diversa degli impianti
stessi. Anche le emissioni dei metalli pesanti (Hg, Pb) sembrano incrementate
notevolmente dalla combustione di rifiuti nei cementifici nelle realtà dove già
questa pratica è utilizzata. La qualità del cemento prodotto risulta minore
rispetto a quello prodotto con metodi tradizionali se non addirittura a rischio
di tossicità per i nuovi componenti. Dubbi sono emersi a riguardo della
gestione ed il controllo del CSS dato che si perde la territorialità della
gestione del rifiuto. Infatti dal decreto si evince che il CSS può provenire da
tutta Europa compresa la Turchia. Significa che il risparmio energetico che in
teoria il Decreto tiene a precisare potrebbe venire meno, per i lunghi tragitti
di trasporto. Un altro punto critico è la mancanza di analisi radioattiva nella
produzione e commercializzazione dei CSS, quando venga dall’estero, analisi non
prevista nel Decreto. Si è rimandato all’incontro con il Ministro Clini
la definizione e la discussione dei punti controversi, auspicando che
l’adeguamento dei cementifici italiani alla norma venga procrastinato.
Potenzialmente 59 cementifici potranno iniziare la combustione di CSS, quando
la produzione di cemento è in riduzione e in Italia al momento abbiamo a
disposizione un surplus di energia elettrica. La strategia rifiuti zero verrà
perseguita grazie soprattutto al blocco degli incentivi alle strategie opposte,
l’utilizzo di CSS nei cementifici prevede un duplice incentivo legato alla
gestione di rifiuti e alla produzione di energia elettrica, con una precisa
quantificazione dei volumi giornalieri necessari (si ridà cibo ad un altro
mostro dopo aver cercato di toglierlo agli inceneritori).
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